Doveva essere una tranquilla domenica di allegria e divertimento per un gruppetto di spensierate ragazzine e invece si è sfiorata la tragedia. Il sangue, le sirene delle ambulanze e dei carabinieri, le urla disperate e il terrore che si stampa sul volto delle giovani fanciulle. Hanno avuto la sfortuna di incappare in un immigrato, uno dei tanti che si trovano in Italia per portare degrado nelle città. Non si è fatto alcuno scrupolo e ha colpito alla testa, con una bottiglia, le giovani ragazze sedute su un muretto. Parlavano serenamente quando l’immigrato le ha colpite alle spalle mandandole all’ospedale e gettando nel terrore le loro famiglie. E’ accaduto a Saviano, in provincia di Napoli. Il pakistano le avrebbe aggredite perchè credeva, erroneamente, che le ragazze avessero fatto cadere per terra la merce della sua bancarella. Una motivazione assurda e una reazione bestiale, totalmente incomprensibile. Purtroppo molti immigrati si sentono ormai padroni delle città italiane, coccolati da forze politiche, chiesa e associazioni varie che li descrivono come i nuovi italiani, la risorsa del paese. Non ci si può dunque meravigliare di tutta questa arroganza.
Le vittime di questa brutale aggressione hanno trovato la forza di raccontarci quanto accaduto e dunque riportiamo la loro testimonianza. La Resistenza Nazionale vuole essere anche un megafono a disposizione di tutti i cittadini che si sentono oppressi e che quotidianamente sono costretti a subire la prepotenza e la violenza di questi ospiti sgraditi. La lettera è firmata ma, data la minore età, non possiamo pubblicare le generalità dell’autrice.
Testimonianza – “Io e le mie amiche avevamo deciso di trascorrere una serata a Saviano, durante la domenica prima di Carnevale, per vedere i carri . Intorno alle 21.30 ,abbiamo percorso una stradina che sboccava in due strade e ci siamo sedute vicino ad un muretto di questa strada . All’improvviso vediamo passare due ragazzi che percorrevano la nostra stessa strada girando a destra dove c’era un venditore ambulante. Questi, spingendosi, urtarono il banchetto, facendo cadere una parte della merce. Il pakistano in quel momento era girato e non aveva visto che i due ragazzi avevano urtato il banchetto e, arrabbiato, vidi che disse qualcosa ai due ragazzi che, ridendo, indicavano verso di noi. I due ragazzi si avvicinano e ridendo ci chiedono cosa avessimo combinato. In quel momento non ci rendemmo conto e stavamo tranquille a parlare fra di noi. All’improvviso , il pakistano , prese una bottiglia per terra e colpì la mia amica da dietro. La bottiglia cadde a terra e velocemente la prese e mi colpì due volte. Ho iniziato a barcollare, non sapevo cosa mi era successo, vedevo il sangue che che scendeva, la mia amica colpita piena di sangue in faccia e sul collo e le mie amiche piangere e gridare aiuto. Alcune persone hanno chiamato i carabinieri e due ambulanze che erano nelle vicinanze. Attorno a me c’erano tantissime persone e abbiamo dato il nostro telefono a dei signori che ci hanno aiutato e che hanno chiamato i nostri genitori. Nell’ambulanza che ci ha portato al pronto soccorso ero impaurita , non riuscivo a rendermi conto non avendo visto il pakistano mentre mi colpiva, non sapevo cosa mi aspettava. Ho avuto 8 punti quasi al centro della testa, la mia amica 5 e 10 giorni di prognosi ad entrambe. Eravamo impaurite,arrabbiate, tremavamo al solo pensiero che la bottiglia si sarebbe potuta rompere o avrebbe potuto colpirci in faccia se ci fossimo girate. Tutto questo per non aver fatto nulla! Ci hanno detto che il pakistano era stato preso e arrestato in un primo momento, ora ha solo l’obbligo di firma!”
Un giorno di ordinaria follia nell’Italia multietnica, quella tanto osannata dai mezzi di comunicazione. Queste ragazze potevano morire e la responsabilità non sarebbe stata del pakistano ma di chi ha fatto entrare questa belva in Europa. Le mani di coloro che favoriscono l’immigrazione, è bene dirlo chiaramente, sono sporche di sangue.
E’ un tentato omicidio a tutti gli effetti, cioè quello che per l’art. 56 del Codice Penale dai noi vigente si chiama “delitto tentato”, che è punibile con la reclusione da 24 a 30 anni, peraltro con l’aggravante della volontarietà.
http://www.testolegge.com/codice-penale/articolo-56-2
Deve farsi la galera, lo stabilisce la legge, se poi i magistrati la interpretano a modo loro, è un altro discorso, in questo caso i veri trasgressori sono loro. Ah già, dimenticavo, il colpevole è straniero, quindi per costoro deve ricevere una pena diversa!
Che schifo, magistratura di merda! Gli danno solo l’obbligo di firma ad uno che ha commesso un tentato omicidio a danno di due ragazze. Di sicuro dovessero sbatterlo in galera a Poggioreale, il pakistano se la passerà malissimo, visto che lì ci sono molti camorristi napoletani doc.
Invito i familiari di queste due ragazze, che nel caso in cui vedono il pakistano con la bancarella, a distruggergliela!
Poi questi venditori ambulanti extracomunitari, sono di un’arroganza inaudita, inaccettabile, almeno per me che mi reputo una persona civile.
Vi dò una testimonianza io adesso: vivo in una città che è praticamente invasa dai senegalesi, i parassiti negri maestri del commercio illegale e abusivo. Costoro si sono impadroniti di diversi angoli della città, in particolare dei marciapiedi, dove loro piazzano queste bancarelle e vendono di tutto, dai cd pirata ai capi di abbigliamento rigorosamente contraffatti. Ingombrano interi marciapiedi, ed è impossibile camminare, ed anche impossibile poter parcheggiare bene la propria auto. Tutto questo è reso possibile dall’eccessiva tolleranza che, sia i miei concittadini, che l’amministrazione comunale, hanno da sempre avuto nei loro confronti. Inoltre gli stessi commercianti titolari dei negozi davanti ai quali questi senegalesi si installano, non si lamentano minimamente, pur consapevoli del fatto di subire la loro concorrenza sleale. Alla lunga comunque, quest’atteggiamento si è rivelato dannoso: una volta, l’amministrazione voleva sgombrare un’area della città della quale i senegalesi si erano impadroniti, e a ciò sono seguiti scontri tra loro e le forze dell’ordine. Ma alla fine poi, tutto tornò come prima, i negri sono tornati lì, e l’amministrazione tace mettendo in evidenza la debolezza delle nostre istituzioni.
Questa è l’Italia che ci ritroviamo: anarchia assoluta per chi viene da fuori, con la conseguenza che viene negata la libertà di noi autoctoni a vivere decorosamente nel proprio territorio.
eh si’ obbligo di firma !
mica ha fatto uno psicoreato, nel qual caso sarebbe stato in carcere insieme ai ragazzi di storm front.
maledetti immigrati, stramaledetti quelli che li difendono
SPARARGLI. STOP. e se le “forze dell’ordine” avessero le palle, lascerebbero fare o lo farebbero loro stessi!