Ikea: immigrati e centri sociali fanno le bizze

BOLOGNA Scontri, ieri mattina, all’Ikea di Piacenza, il polo logistico per la distribuzione nel Nord Italia, dove i facchini (praticamente tutti immigrati maghrebini) che aderiscono ai sindacati Cobas si sono scontrati ieri con la Polizia fiancheggiati da decine di giovani nullafacenti dei centri sociali. Le forze dell’ordine hanno tentato di sgomberare il presidio con una carica. Tra spintoni e cariche della polizia, un facchino è finito nel falò acceso davanti ai cancelli dell’Ikea: è stato immediatamente portato all’ospedale in ambulanza. Nel corso della mattinata c’è stata una nuova carica da parte delle forze dell’ordine e altre 4 persone risultano ferite in maniera non grave. Continua però il presidio davanti all’azienda e sul posto si è presentato anche il sindaco di Piacenza Paolo Dosi che assieme all’assessore comunale al Lavoro Luigi Rabuffi stanno mediando con i sindacati.

Praticamente una scaramuccia in famiglia tra multinazionali e il proprio “esercito di riserva”.
E’ piuttosto ovvio che, se dovessero trattarli e pagarli in modo decente, allora assumerebbero degli Italiani, ma di conseguenza poi non potrebbero vendere i prodotti ad un prezzo che manda in bancarotta i mobilieri di casa nostra. E’ tutto collegato.
A quelli che si pavoneggiano con le bellezze del low-cost: prodotti low-cost, significa anche “stipendi low-cost”. Il tutto avviene lentamente d in modo apparentemente scorrelato, ma inesorabile.

Immigrati e multinazionali sono facce del medesimo cancro che sta corrodendo l’Italia. Senza chi è disponibile a farsi sfruttare, gli sfruttatori non prolifererebbero e l’economia sarebbe più ricca ed equilibrata. Gli stipendi dei lavoratori italiani, migliori.
Se non ci fossero produttori cinesi e facchini maghrebini, non ci sarebbe l’Ikea. E non ne sentiremmo la mancanza.

Dal punto di vista meramente economico, si può dire che, finora, i grandi capitalisti hanno prosperato, a danno dei lavoratori autoctoni, con la manodopera a basso costo dell’immigrazione. Ora, alcuni tra i loro schiavi vorrebbero “condizioni migliori”. E loro non possono darle. Li sostituiranno con altri immigrati più disperati di loro. E noi pagheremo il conto per tutti.

Un velo pietoso infine sui centri sociali, che non sanno nemmeno per cosa e contro cosa combattono. La droga ha questi effetti sul cervello. Ikea e centri sociali sono dalla stessa parte ideologica, solo che non lo sanno. Sono troppo stupidi per comprenderlo.
Ikea, come Mc Donald’s, rappresenta molto bene il mondo piatto e indifferenziato che la globalizzazione vuole creare, ed è portatrice dell’ideologia che si pone dietro la società globale come pochi altri: lo stesso divano da Roma a Hong Kong, da Los Angeles a Shangai. Sostituite “divano” con “uomo” e avrete l’ideale da centro sociale: una società annichilita dall’uguaglianza.

1 comment

  1. Werner novembre 3, 2012 1:18 pm  Rispondi

    I centri sociali di estrema sinistra, come evidentente sono quelli menzionati, si definiscono anti-globalisti,ed hanno sostenuto gli extracomunitari in nome del loro immigrazionismo. Tra globalismo e immigrazionismo sono correlati tra loro, quindi questi deficienti e parassiti hanno sostenuto senza nemmeno rendersene conto, la multinazionale IKEA, che sostiene entrambe le cose.

    In effetti per sostituire nel lavoro gli immigrati ci sarebbe: costringiamo ai lavori forzati e sottopagati, gli italianissimi giovani dei centri sociali, così si risolvono i preoblemi relativi alla carenza di manodopera.

Leave a reply to Werner Cancel reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *