L’esercito siriano ha avviato l’attacco per riconquistare i quartieri ribelli, come quello di Salaheddine, dove infuriano i combattimenti più violenti. I bombardamenti sono iniziati all’alba su questo quartiere, circondato ormai da giorni, e proseguiti con la stessa intensità nel pomeriggio. Diversi elicotteri sganciano ordigni e mitragliano la zona dove l’artiglieria e i carri sono in azione. Un uragano di fuoco dal cielo e da terra si è abbattuto sulla città, con case in fiamme, colonne di fumo, elicotteri che mitragliano e centinaia di carri armati che stringono in una morsa Salaheddine, dove la gente sta chiusa in casa. Il regime ha accumulato attorno alla città centinaia di mezzi corazzati d’attacco e trasporto truppe, con migliaia di soldati ed elicotteri. L’offensiva è scattata in piena notte. Secondo il corrispondente della France Presse i ribelli sono ceceni, algerini, ma anche musulmani svedesi e francesi, venuti a dare manforte ai siriani. Gli abitanti di Aleppo sono privi di tutto: non possono andare al lavoro e manca il cibo. Si tratta degli scontri più violenti dall’inizio della rivolta.
Come in Bosnia e Kosovo, l’internazionale islamica e’ sul campo per prendersi la Siria. E come in quei casi, i governi occidentali stanno con la parte sbagliata, o almeno, visto che nelle guerre spesso entrambe le parti hanno le loro ‘ragioni’, con chi, un giorno ci farà pentire di questa scelta. E’ giá accaduto negli anni ’80, con l’islamismo allevato in Afghanistan in funzione anti-sovietica.
Prima di affrontare il tema pero’ , chi legge, deve sapere alcune cose.
La piú importante: in Siria non c’è una ‘guerra civile’, perchè non esiste una società ‘siriana’, così come non esisteva una società afghana o irachena, e’ in atto una ‘guerra etnico-confessionale’ tra i vari gruppi etnici del paese mediorientale.
La Siria è un paese a maggioranza sunnita, la corrente maggioritaria dell’Islam legata all’ortodossia saudita, e governato da un’alleanza tra le varie minoranze etnico-religiose, dopo l’ascesa al potere di Assad padre.
La famiglia Assad è Alawita. Gli Alawiti sono un gruppo religioso perseguitato nei secoli dalla maggioranza sunnita, la cui appartenenza all’Islam è dibattuta.
Si pensa che l’Alawismo sia servito ai suoi fedeli, come paravento “islamico”, per evitare persecuzioni. In questo senso, gli Alawiti sarebbero dei cripto-Cristiani, solo formalmente Islamici.
Oggi, la cosiddetta “primavera siriana”, è il tentativo di “restituire” la Siria ai suoi padroni, i Sunniti. Con tutto il corollario di persecuzioni delle quali sarebbero poi vittime i Cristiani e le altre minoranze religiose, una volta che i Fratelli Musulmani avessero preso il potere. O “ri-preso” il potere.
Ecco che l’appoggio occidentale ai “ribelli”, si presenta quasi come una “anti-crociata”, una crociata all’incontrario, con la quale si vuole ripristinare il dominio sunnita sulla Siria. Demenziale, ma del resto è accaduta una cosa simile in Iraq: il regime “laico” di Saddam, era un’argine alla maggioranza (in quel caso Sciita) e per questo era appoggiato dai Cristiani.
Sembra quasi che, dietro quelle che vengono definite “crociate”contro l’Islam, in realtà l’America stia portando avanti una sorta di “pulizia religiosa” del Vicino Oriente(e non solo). Quanto questa sia voluta o involontaria, non è chiaro. Sta di fatto che, da quando i “nostri” hanno messo piede in Iraq, la minoranza cristiana è stata spazzata via, come del resto avvenne in Europa per il Kosovo.
Ma come mai, gli Usa dovrebbero perseguire una simile strategia, che appare autolesionista?
Perché quello che a noi, e agli Americani comuni, appare come “dannoso”, è per l’élite al potere ” vantaggioso”.
Si parla spesso, e non sensa ragione, dell’influenza israeliana all’interno del governo americano, ma non si parla mai, di quella saudita.
Non si dice ad esempio, se non in circoli per “iniziati”, degli stretti interessi che legano i membri della nomenclatura partitica americana all’Arabia Saudita. E quando qualcuno prova, viene accusato di “razzismo” e di essere un “mitomane”.
Quanto pesa, ad esempio, nella politica estera americana, il fatto che l’assistente del Segretario agli Esteri Hillary Clinton, Huma Abedin, sia un’immigrata islamica, la cui famiglia ha, negli anni, coltivato una connivenza con i famigerati “Fratelli Musulmani”?
E’ questo che ha chiesto una deputata americana, subito attaccata dal noto sparring partner Mc Cain, scelto dall’establishment Usa per essere il “giusto perdente” contro Obama (altro personaggio i cui legami con l’Islam sono poco chiari).
E quanto pesano i petrodollari sauditi, nei tamburi di guerra che scuotono il cielo di Washington. Quanto pesa che l’Arabia Saudita sia il fulcro del Sunnismo waabita che il rovesciamento di Assad potrebbe imporre alla Siria?
Insomma, in Siria non ci sono “buoni” e “cattivi”, dobbiamo solo perseguire il nostro interesse. Ed è nostro interesse che Assad schiacci la rivolta islamica.
[…] Come spiegammo giorni fa, gli scontri in Siria sono di natura etnica e confessionale. Non c’è un cattivo e un buono, non degli oppressori e dei liberatori. Ma fazioni religiose contrapposte in lotta: l’una, quella maggioritaria sunnita, per il recupero del dominio sulle minoranze; e l’altra, che vede Cristiani e Alawiti cripto-cristiani in lotta per la sopravvivenza nel mare islamico mediorientale. […]