Altruismo patologico. Prima puntata: “sadomasochismo” antirazzista

Con questo articolo, iniziamo un viaggio nel mondo dell’antirazzismo come forma di perversione morale.
Le puntate si snoderanno in un percorso, nel quale scopriremo come la visione del mondo di chi predica l’accoglienza sia, in realtà, il frutto di una “patologia mentale” che chiameremo “altruismo patologico”

Oggi, vi presentiamo  alcune delle perversioni che questa tara mentale può generare.

Vi mostreremo immagini scioccanti che illustrano le umiliazioni che un’associazione chiamata Lifeline Expedition promuove nei confronti dei bianchi. Si tratta di eventi in cui fanatici antirazzisti, in preda a una sorta di delirio umanitario, si umiliano pubblicamente inginocchiandosi, piangendo e supplicando i negri di perdonarli per lo schiavismo perpetrato dai loro antenati. Spesso queste cerimonie degradanti consistono in lunghe marce della vergogna in cui i “penitenti” ( a dimostrazione di come l’antirazzismo sia una nuova religione) mettono alla prova la loro fede antirazzista facendosi incatenare e talvolta, per dare un tocco ancora più grottesco, indossando dei gioghi.

Queste pratiche aberranti sono tuttavia estremamente interessanti, sorprendenti, ed istruttive da un punto di vista scientifico. Forniscono infatti la più evidente dimostrazione del carattere sostanzialmente psicopatologico dell’antirazzismo.

Infatti il concetto di uguaglianza, così com’è inteso dalla morale antirazzista, porta a una specie di sadomasochismo che è considerato non soltanto lecito, ma addirittura doveroso. Ne consegue perciò che i principi di fondo di tale ideologia richiedono una buona dose di perversione etica in chi li accetta.

La morbosa voluttà di punizione che testimoniano tali pratiche non è altro che l’inevitabile conseguenza di un sovvertimento interiore operato dalla dottrina falsa e contro natura dell’antirazzismo.

Tutto ciò permette di smascherare il fine ultimo della società multietnica. Non si tratta di creare un mondo migliore dove i diritti di tutti siano rispettati, ma creare un mondo alla rovescia in cui tutti i valori siano capovolti e i bianchi apertamente discriminati, senza tuttavia suscitare in loro il minimo moto di ribellione, ma una passiva ed entusiastica accettazione di questa nuova forma di schiavitù, considerata come moralmente legittima. In molte parti dell’Europa questa situazione è già realtà.

L’antirazzista è convinto che i bianchi meritino di scomparire dalla faccia della terra, per le atrocità commesse nel corso della storia. Perciò l’antirazzismo così com’è predicato dai suoi servi sciocchi è stato, ed è tuttora, un mezzo per giustificare il genocidio dei bianchi, attraverso  “l’iniezione letale” di immigrati dal Terzo mondo.

Queste sono le drammatiche conseguenze di aver insegnato ai popoli bianchi a rinnegare la propria razza, di aver imposto con la forza la convinzione assurda che gli uomini sono tutti uguali e, di conseguenza, di aver convinto i discendenti delle gloriose stirpi europee a disprezzare quella grandezza e quella forza che permisero ai loro avi di primeggiare sugli altri popoli.

Vi sono oggi migliaia di bambini bianchi in Europa vittime di questa isteria collettiva chiamata multiculturalismo che si sforza di paralizzarne la volontà per impedire che possano sviluppare un sano orgoglio razziale. La forma di educazione dell’infanzia che persegue l’antirazzismo è totalmente contraria ad ogni principio pedagogico e indegna di applicarsi a una società di uomini liberi. Vogliamo noi che i nostri figli crescano sotto il velenoso influsso di un’ideologia che insegna loro a disprezzarsi e a considerarsi dei miserabili peccatori?

Occorre abbattere al più presto questa morale autodistruttiva e degenerata, ritornare alle radici arcaiche del nostro essere, ritrovare la gioia di sentirsi parte di quel nobile retaggio indoeuropeo che ha fondato la nostra storia e i nostri valori.

 

 

6 Comments

  1. Gabriele settembre 9, 2012 2:08 am  Rispondi

    no comment, e ovviamente no comment dai servi giornalisti del sistema.

  2. Mos maiorum giugno 6, 2013 10:48 pm  Rispondi

    Admin,l’articolo è davvero bello e chi lo ha scritto è riuscito a mettere nero su bianco qualcosa che io avevo anche capito ma che non avevo i mezzi per spiegare.

    Mi permetto un appunto, quando dici:

    Queste sono le drammatiche conseguenze di aver insegnato ai popoli bianchi a rinnegare la propria razza, di aver imposto con la forza la convinzione assurda che gli uomini sono tutti uguali e, di conseguenza, di aver convinto i discendenti delle gloriose stirpi europee a disprezzare quella grandezza e quella forza che permisero ai loro avi di primeggiare sugli altri popoli.”

    Occhio alla terminologia usata,è vero abbiamo primeggiato,è innegabile che il progresso che si è registrato in occidente non ha eguali nella storia umana,ma il termine “primeggiare” fa pensare al suprematismo bianco,teoria che disqualifica questo splendido articolo agli occhi dei più.

    Il fatto è che oggi l’uomo cosidetto “bianco” (che poi io mi sento molto diverso da un nordico) non
    ha certo intenti supremazisti sulle altre razze
    ,anche perchè se cosi fosse ci bastava schiacciarli quando il gap tecnologico era altissimo (penso a tutto il 19° secolo…quando a parte il giappone il resto del mondo era ancora all’aratro),bensì di recuperare quell’amore per se stesso che sembra aver smarrito.

    • Parsifal agosto 14, 2013 7:46 pm  Rispondi

      E’ vero, la terminologia può risultare molesta a orecchi delicati, ma dobbiamo correre questo rischio poiché è necessario disintossicare il lettore dal politicamente corretto. Oggi più che mai è doveroso chiamare le cose con il loro nome, dato che il Sistema si sforza sempre di più di negare la realtà abolendo le parole o demonizzandole.
      Tuttavia la tua obiezione è sensata. I nostri avversari tendono a screditare ogni rivendicazione identitaria con lo stratagemma di connetterla a concetti di prevaricazione e di violenza. Oggi la priorità è la nostra difesa e conservazione, mentre le teorie suprematiste fanno spesso il gioco del nemico. Tenendo conto di ciò, non dobbiamo però rischiare di commettere l’errore opposto e, per il timore di turbare la sensibilità di qualcuno, cadere noi stessi nella trappola del politicamente corretto.

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