Il “razzismo” è innato e risiede nel cervello: preparano la “lobotomia”

Il razzismo è cablato nel cervello ed opera inconsciamente, perché le aree che rilevano l’etnicità e il controllo dell’emozione sono strettamente collegati.

I ricercatori spiegano che gli stessi circuiti cerebrali che ci permettono di classificare una persona in un gruppo etnico si sovrappongono con altri circuiti che controllano il processo ‘emozionale di prendere decisioni, le persone che portano a prendere decisioni inconsce sulla base di un’altra razza.

L’ ultimo studio, pubblicato sulla rivista Nature Neuroscience , ha scoperto grazie alla risonanza magnetica funzionale del cervello  che le interazioni tra persone provenienti da diversi gruppi razziali innescano reazioni così profondamente intregrate nel nostro cervello, da essere inconscie e quindi automatiche.[nbnote ]http://www.medicaldaily.com/news/20120626/10458/racism-decision-cognition-emotional–ethnicity-human-brain-psychology.htm[/nbnote]

Il razzismo ha, nella società moderna, assunto un significato negativo, ma altro non è che la preferenza del simile.
e come vediamo , questa preferenza è profondamente radicata nella nostra stessa “essenza”.

Questo ha motivazioni evolutive ovvie: identificare l’estraneo al gruppo ha dato ai nostri progenitori un vantaggio evolutivo evidente (altrimenti questa capacità cerebrale non sarebbe presente) rispetto a chi non “discriminava”.
In poche parole, l’accoglienza ha eliminato chi non aveva questa capacità e, coloro che l’avevano, l’hanno passata ai discendenti.

Noi siamo, infatti, il risultato di un processo evolutivo che ha eliminato i comportamenti evolutivi svantaggiosi.

Questo ed altri studi mettono in evidenza come, lungi dall’essere “l’ultimo rifugio dei reietti della società”, la discriminazione su base etnica è invece la norma.
E se il nostro cervello è tale, significa che tutti i comportamenti nichilisti di apertura, altro non sono che un processo culturale recente indotto. Ed è quest’ultimo, un comportamento a-normale e patologico senza basi biologiche che definiremo, autolesionismo xenofilo. Che non ha nulla di vantaggioso e porta gli esseri che lo praticano, all’estinsione.

Le aree del cervello che si attivano in relazione ad individui razzialmente diversi, sono le stesse attive nel processo emotivo e delle decisioni, non solo di quelle delle quali siamo consapevoli, ma anche di quelle inconscie.
Chi non conosce un antirazzista, i cui comportamenti personali sono poi opposti alla sua predica teorica?

Queste ricerche mettono in luce come, gli antirazzisti siano i moderni “moralisti” che impongono a se stessi ( e vorrebbero imporre anche agli altri) un comportamento “contronatura” che neanche loro sono in grado di rispettare. Sono i nichilisti in senso nietzchiano del termine.

I ricercatori guidati dallo psicologo e neuroscienziato Dr. Elizabeth Phelps della New York University con gli ultimi studi di brain imaging mostrano come diverse categorie razziali vengano elaborati, valutati e integrati nel processo decisionale.
Ricerche condotte in passato hanno scoperto che l’amigdala, una regione del cervello a forma di mandorla che si trova in profondità all’interno, che elabora la paura e le emozioni, la corteccia prefrontale dorsolaterale coinvolti nel controllo emotivo, e la corteccia cingolata anteriore che gestisce il conflitto tra tendenze intenzionali o inconscie, e l’area facciale fusiforme che distingue tra le facce note e meno note, sono attivi contemporaneamente durante le attività in cui sono interessati giudizi razziali come visualizzare volti di individui razzialmente differenti, mentre si svolgono compiti diversi.

Phelps e il suo team ha detto che non solo sono queste aree del cervello importanti nella fase intenzionale, anche l’espressione implicita di atteggiamenti razziali, la connettività funzionale che li unisce sono fondamentali per questa elaborazione.

“Pochi decenni fa, era impensabile guardare il cervello per capire le reazioni cerebrali rispetto a gruppi razziali differenti e tanto meno che tali esplorazioni potrebbe produrre conoscenze utili”, gli autori hanno scritto, secondo il Daily Mail.[nbnote ]http://www.medicaldaily.com/news/20120626/10458/racism-decision-cognition-emotional–ethnicity-human-brain-psychology.htm[/nbnote]

Potevano limitarsi a studiare i comportamenti umani senza concepirne, in puro stile bigotto, un piano per estirparli e creare l’Nomo Nuovo?
L’uomo senza emozioni, perché solo questo sarebbe il modo per estirpare quello che loro definiscono “razzismo”, estirpare anche le emozioni estirpando quelle zone del cervello che ne sono responabili.

 

I ricercatori hanno detto che la ricerca in neuroscienze li aiuterà a svelare i comportamenti individuali e ciò che accade quando la cognizione intergruppo(rispetto a etnie diverse) è in gioco e se è possibile cambiare tali interazioni umane

“Se le persone buone(definizione arbitraria di “bontà”, visto che bene e male non possono esistere al di fuori di ciò che siamo: cosa c’è di più giusto di quello che siamo?) intendono agire in modo compatibile con i propri standard di egualitarismo e a causa della naturra innata del “razzismo” non possono farlo, allora la questione del cambiamento assume un nuovo significato e urgente “.

I ricercatori dicono che il passo successivo è stato quello di sviluppare tecniche per ridurre o eliminare le associazioni negative che compongono indesiderati atteggiamenti impliciti.[nbnote ]http://www.medicaldaily.com/news/20120626/10458/racism-decision-cognition-emotional–ethnicity-human-brain-psychology.htm[/nbnote]

Non potendo più negare le differenze razziali. Non potendo più negare la “naturalità” della discriminazione su base etnica (trasposizione sociale della discriminazione della madre rispetto a chiunque non sia suo figlio), ecco che allora passano al piano “b”: denunciare i comportamenti derivanti da ciò che siamo come “cattivi”, e tentare di estirpali “chirurgicamente”. Stessa tecnica utilizzata per secoli da chi definiva l’amore fisico (che è tutt’uno con quello spirituale) come “peccato”.
Dietro la denuncia della “naturalità” dei sentimenti e delle emozioni come peccato, c’è sempre la stessa filosofia nichilista e oriantale che vede l’uomo come creatura da reprimere. Gli antirazzisti di oggi, i nemici dei sentimenti e della natura umana, sono gli antichi seguaci dell’atarassia: gli imperturbabili “morti viventi”.
Solo che oggi le tecniche sono più sofisticate, e i nuovi preti del Sistema sanno dove i sentimenti le emozioni e gli istinti, senza i quali saremmo automi in mano al potere, risiedono.
E allora basterà esportare o inibire chimicamente alcune zone del cervello, per “addomesticare” l’uomo e renderlo più consono ai dettami dell’élite.

Benvenuti nell’era della lobotomizzazione. L’era dell’uomo che mangia, dorme e consuma. E non pensa, non “sente”.

http://www.nature.com/neuro/journal/v15/n7/full/nn.3136.html#access
http://www.medicaldaily.com/news/20120626/10458/racism-decision-cognition-emotional–ethnicity-human-brain-psychology.htm

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5 Comments

  1. Gabriele luglio 2, 2012 2:44 pm  Rispondi

    Magari questi fossero fautori dell’antica Atarassia di tipo greco, che comunque erano, quelli di allora, ben consapevoli fosse riservata ad una ristrettissima elité, e non accessibile alla moltitudine, né questo era desiderabile per una buona società.
    Ma questi sono l’esatto contrario del più autentico pensiero greco.

    • admin
      admin luglio 2, 2012 3:26 pm  Rispondi

      La “atarassia” non era “il pensiero greco”, era la parte centrale di una delle dottrine filosofiche greche. Quella che nella Storia ha avuto una parte importante nel declino dell’Impero.

      • steel ottobre 4, 2013 3:39 pm  Rispondi

        vero.

  2. ziotsunami luglio 6, 2012 12:25 pm  Rispondi

    sei un’ autentico pozzo di onniscienza biologica, antropologica, etologica, infusa….un vero e proprio sparacagate spaziali ha raffica in cerca di cretini beatamente inconsapevoli…

    • steel ottobre 4, 2013 3:39 pm  Rispondi

      hai l’abitudine di parlare allo specchio, quando ti auto-descrivi?

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