Tre crocerossine, tre “bisognosi”, e un parafiliaco

SANTO STEFANO I segni dei tempi bisogna leggerli laddove si manifestano; e ieri, a Santo Stefano, la storia si è divertita a scrivere proprio una bella pagina. In municipio, Veronica, Marika e Chiara, tre ragazze del posto, hanno sposato Sainey, Ousmane e Jude Thaeddeus, tre giovani come loro, ma con un lungo viaggio alle spalle. Sono giunti in Cadore, infatti, nel maggio scorso provenienti dall’Africa, in fuga dal dolore e dalla guerra. Ieri dallo stupore e dalla gioia, per una comunità che li ha accolti e per tre ragazze che hanno deciso di condividere con loro non soltanto una scelta di integrazione, ma anche un progetto di vita. […]
Poi ha lasciato il campo al suo vice Paolo Tonon, perché la terza ragazza andata ieri in sposa era Chiara, sua figlia. Così, da pubblico ufficiale è ridiventata mamma, “Mamma Africa”, come la chiamano ormai tutti quei ragazzi che, residenti ora in vari centri del Cadore, da Pieve a Tai, ma anche a Belluno, ieri mattina si sono dati appuntamento a Santo Stefano per festeggiare tre di loro, che coronavano un sogno. […]Eravamo a maggio 2011 in piena battaglia ideologica contro gli sbarchi di cittadini stranieri in Italia. Ora quella furia xenofoba, che contrasta con qualsiasi considerazione razionale, sembra essersi placata. […][nbnote] http://corrierealpi.gelocal.it/cronaca/2012/03/24/news/santo-stefano-di-cadore-ecco-le-spose-dei-profughi-1.3718998[/nbnote]

Ecco uno dei tanti articoli giornalistici, che hanno descritto con sentimento “melodrammatico” le tre unioni miste celebrate a Cadore, pochi giorni or sono.
Vi è anzitutto da dire, riguardo la “natura” di quest’articolo, che da un punto di vista psicosociale osserviamo con interesse sempre crescente il “pensiero” di uno xenofilo, e la sua connaturata capacità di raggiungere inesplorate vette della stupidità e della stoltezza umana.
Il giornalista in questione, è così preso dall’enfasi scaturita dal raggiunto appagamento della propria parafilia, da non rendersi conto dei propri vaneggiamenti. In particolare, giudica l’analisi critica dei danni scaturiti dall’immigrazione[nbnote]http://resistenzanazionale.com/BLOG/archives/260 [/nbnote], oppure il malcontento generale di un paese, che in piena crisi si vede invadere da finti profughi, alloggiati in hotel a 5 stelle [nbnote]http://www.laprovinciadivarese.it/stories/busto%20e%20valle%20olona/481188/[/nbnote], come “follia xenofoba, priva di razionalità”…Dopodiché, però, la sua ( presunta) ratio nulla trova di strano nell’asserire che in un paese di 2.000 anime, in pochi mesi, ben tre profughi abbiano (come d’incanto) trovato il “Grande Amore” ( e ciò, a fronte di una percentuale di unioni miste, del tipo italiano con sub-sahariano, netta minoranza nelle già poche 21.000 unioni miste complessive[nbnote]http://resistenzanazionale.com/BLOG/archives/260[/nbnote]) …

Comprendiamo come per il parafiliaco in questione, non sia semplice ragionare ( del resto, neanche l’esibizionista sta a domandarsi troppo sulla natura e le conseguenze dell’esporre i propri genitali in pubblico); ma se si fosse sforzato un attimo nell’intento, avrebbe potuto evitare di utilizzare questa notizia, per propagandare la “bellezza” di matrimoni tra africani e italiani.
Logicamente, chiunque non abbia la mente obnubilata da disorganizzazioni emotive dettate dalla martellante propaganda mediatica, non può non notare la forte “politicizzazione” insita nella vicenda; partendo dall’assurdità statistica suddetta, per arrivare poi alle continue frasi del sindaco ( la “simpatica” “Mamma Africa”) e delle spose sulla “necessità di andare all’altare per vincere una sfida”[nbnote]http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/448123/[/nbnote], sulla necessità di “essere aperti”; nulla c’è scritto che faccia intendere un “vero amore”, compreso quel che è riferito su come gli individui si sarebbero conosciuti e innamorati [nbnote]idem[/nbnote].

Insomma, par proprio che il fatto che gli “sposini” siano africani “bisognosi”, sia elemento inscindibile dal matrimonio stesso.
Potremmo allora pensare, che anche in questo caso ci troviamo dinnanzi al classico matrimonio di comodo ( che tra parentesi rappresenta una gran parte delle unioni miste; basti pensare, difatti, al crollo di tali unioni, seguito al pacchetto sicurezza del 2.009 [nbnote]http://www.facebook.com/note.php?note_id=189519934434223[/nbnote] ), ma cadremmo in errore.
C’è qualcosa di più profondo, e ancor più degradante.

Quel che emerge è una vera e propria “sindrome della crocerossina” ( perfettamente spiegata nel noto libro della psicologa americana, Robin Norwood [nbnote], http://www.ibs.it/code/9788807810886/norwood-robin/donne-che-amano.html[/nbnote] ) che affligge le “novelle spose”.

Quando vi è un’imposizione, sin da infanti, dell’immagine degli africani come eterne vittime della “cattiveria del bianco europeo”, si può facilmente essere portati a provare eterna pena e conseguente gentilezza nei loro confronti ( si ricordi in proposito, come una delle spose è figlia del sindaco, fortemente immigrazionista). Ergo, essi vengono ad essere soggetti ideali per sfogare il proprio bisogno d’amore, “amando troppo” .

A rendere del tutto evidente la veridicità di questa tesi, contribuiscono altri aspetti della vicenda. Ad es., ecco come s’incontrano le tre donne e i tre “profughi”:

Quattro ore dopo l’appello della Protezione civile, mentre un gruppo di cittadini piantona il palazzetto dello sport per non far entrare gli immigrati, un gruppo di volontari è pronto ad accoglierli con le brande per dormire e un pasto caldi.
Le storie d’amore fra Jude e Chiara De Monte (28 anni, figlia del sindaco), Sainey e Veronica Buzzo (36), Ousmane e Marika Buzzo (34), nascono in quelle prime ore di emergenza.[nbnote]http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/448123/[/nbnote]

Oppure, ecco come si evolvono:

E si rafforzano nei mesi seguenti fra trasferimenti in altre città del Nord-Est e ricorsi contro il rifiuto di concedere ai tre ragazzi lo status di rifugiati.[nbnote]idem[/nbnote]

Oppure ancora, ecco l’aggettivo con cui una delle tre spose, definisce le caratteristiche che l’hanno fatta interessare al suo “maritino”:

Sono serena, perché ho conosciuto in Ousmane una persona molto dolce; ora il nostro obiettivo è andare a trovare la sua famiglia, i suoi tanti fratelli, che non vede da anni, in Niger.[nbnote]ibidem[/nbnote]

Queste frasi non descrivono lo sviluppo di una passione, né di un complicità psichica; ma sono invece perfette, per esplicare lo sviluppo della “sindrome da crocerossina”.

E’ quindi osservabile, come anche nelle relazioni amorose, la multietnicità porti regresso[nbnote]http://xn--identit-fwa.com/blog/2012/03/26/regressione-alla-societa-multietnica/[/nbnote].
E val dunque la pena di ricordare allo xenofilo che ( in preda a libidine orgasmica) ha scritto l’articolo succitato, che gli italiani non hanno di certo bisogno di queste squallide unioni miste. Noi siamo la terra del Dolce Stil Novo e dell’amor cortese, la terra per eccellenza dell’amore romantico e della passione mediterranea; e non abbiam bisogno di unioni combinate, e tantomeno di “crocerossine”.[nbnote print=”true”]

6 Comments

  1. sand marzo 29, 2012 9:54 pm  Rispondi

    questa patetica e noiosa vicenda ci permette di capire fino a che punto siano ingenue certe italiane.anche uno stolto capisce il parassitismo di tanti immigrati furbi e disonesti.andrebbero sbattuti tutti fuori e rimandati al loro paese,con tanto di novelle spose al seguito.di tutta questa gente il nostro paese ha urgente bisogno di liberarsi

  2. admin
    admin marzo 29, 2012 11:26 pm  Rispondi

    La follia degli xenofili non ha limite. Lo squallore del “triplo” matrimonio, nasconde, non troppo bene, come fatto notare dall’autore dell’articolo, il fatto che siamo difronte a unioni combinate per evitare l’espulsione dei tre clandestini.
    Se fossero stati “veri” matrimoni, non li avrebbero celebrati in fretta e furia e in contemporanea.
    La cosa più squallida? la madre che cede la figlia al minotauro di turno.
    La xenofilia arriva a sovvertire gli istinti umani, come una droga.

  3. admin
    admin marzo 29, 2012 11:34 pm  Rispondi

    Ho notato solo ora, che due sono addirittura sorelle, al massimo cugine. Siamo alla farsa più completa, vista la rarità dei matrimoni misti di questo tipo, che noi condanniamo, è già altamente improbabile che se ne celebrino tre in contemporanea nello stesso paesino. Ancora più improbabile è che ciò avvenga dopo pochi mesi di conoscenza (vale tra persone normali, figuriamoci in questo caso), ma che una delle tre sia figlia del Sindaco “mamma africa” e le altre due siano sorelle, sfida ogni probabilità statistica.
    Da aggiungere che il Sindaco “mamma africa” (nomen omen) è un pubblico ufficiale, e se il matrimonio è combinato, probabilmente da lei, si è resa soggetto di un reato molto grave.
    Se esiste un magistrato in Italia, indaghi.

  4. floriana marzo 30, 2012 5:29 am  Rispondi

    Nel leggere questa notizia ho prevato un profondo senso di squallore! Come possono buttarsi via così 3 giovani donne? Mi piacerebbe intervistarle tra un paio d’anni per chiedere come stà andando il loro farsa- matrimonio. Una cosa è certa, per le donzelle, tanti guai sono in arrivo, ma grossi!!!

  5. sand marzo 30, 2012 8:22 pm  Rispondi

    io penso che questi matrimoni andrebbero vietati per legge.si capisce subito che si tratta di una buffonata mediatica di pessimo gusto.queste decerebrate non capiscono che hanno fatto la figura delle cretine di fronte a tutta italia.che vadano a conoscere i parenti dei loro innamoratissimi mariti e non tornino mai più in questo paese.gli utili idioti vanno tenuti il più lontano possibile.

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