Il 9 novembre del 1989 il muro di Berlino crollava sull’Occidente, segnando l’inizio di un declino che a quel tempo sembrava imprevedibile. Il 9 novembre del 2016, ci siamo svegliati con un nuovo muro, quello di Trump.
Non tanto quello fisico, che sarà comunque “grande e bellissimo”, come ha detto il presidente eletto degli Stati Uniti, ma quello meta-politico che l’elezione di Trump rappresenta: un argine al declino della nostra razza. E’ come se la Storia avesse corretto un’anomalia.
Non dubitate, la sua elezione ha e avrà un impatto enorme. Basti a comprenderlo la reazione scomposta e disperata del sistema politico e mediatico, basti la furia che hanno scatenato nelle strade. Credevano di avere a che fare con un inesorabile mutamento demografico, si trovano a dovere sostenere una reazione che non avevano previsto. La maggioranza bianca americana “ha sentito” che era l’ultima occasione, e l’ha colta.
Nonostante o forse proprio grazie al linciaggio mediatico del candidato repubblicano, l’ha colta. Per la prima volta da decenni – dal tempo della grande rivolta del governatore dell’Alabama Wallace – hanno avuto l’occasione di votare un uomo fuori dal sistema di potere dei due partiti – che sono poi la stessa cosa – non potevano lasciarsela scappare. Il morto non è ancora morto. E forse non morirà.
La mattina del 9 novembre 2016, non solo gli Usa, tutto l’Occidente ha iniziato ad erigere un grande muro difensivo. I primi mattoni sono la convinzione che la Grande Sostituzione etnica non è un inesorabile destino, ma una minaccia da combattere e sconfiggere.
Il grande effetto dell’elezione di Trump è molto più profondo dalla presa del potere politico, e delle implicazioni che avrà sull’assetto istituzionale americano e l’ordine mondiale: è l’avere, prima di tutto, ampliato il concetto di ciò che è lecito dire nell’ambito pubblico di un paese, quale è l’America, dove il politicamente corretto è (era) il nuovo dio. Ha abbattuto le colonne del tempio. Gli idoli sono spezzati, e non si potranno ricostruire.
Per la prima volta, un leader politico ha risposto alle richieste di abiura non con le scuse, ma ridicolizzando politici e media che le avevano chieste come si fa con bambini isterici: e questo li ha spiazzati. Non solo, chiusi ermeticamente nella loro bolla autoreferenziale, credevano che un certo linguaggio fosse mortale per un candidato: ma Trump ha vinto. E non, nonostante il suo linguaggio, ma ‘per’ il suo linguaggio, che è quello della gente comune. Serviva solo un politico che avesse il coraggio di interpretarlo.
Nulla sarà più come prima. Non puoi rimettere il genio nella lampada. E visto che il non piegarsi ad un linguaggio politicamente corretto è la prima forma di resistenza, perché obbligandoti ad utilizzarlo riescono, nel tempo, anche a manipolare quella che è la tua concezione del mondo, la rivoluzione trumpista avrà effetti che trascendono la sua elezione. Populisti di tutto il mondo, unitevi!
Quand’ho appreso la notizia che Trump era stato eletto, lì per lì non ci ho creduto.
Pensavo fosse una bufala poi, quand’ho letto le notizie ufficiali ho provato un immenso senso di gioia ed ho intravisto uno spiraglio di salvezza.
Questa è stata la prova che finalmente la gente ha cominciato ad aprire gli occhi.
La domanda è: ci riusciranno anche gli Italiani?
Ditelo meglio : ETNONAZIONALISTI di tutto il mondo, unitevi!