Euroaddormentati

Semplicemente scioccante. Siamo ormai nel quinto anno di crisi economica, in quella che ormai possiamo definire senza tema di smentita una ‘depressione’. E al di là delle stupide promesse di Letta – à la Monti – non c’è alcuna ‘luce in fondo al tunnel’.

E non c’è per un motivo piuttosto evidente: per risolvere un problema, devi eliminarne la causa. E noi, la causa della depressione economica in atto, non l’abbiamo rimossa: siamo ancora nell’euro.
Potrete inventare qualsiasi cosa, raccontare ai cittadini disinformati che l’euro è bello e che la fine della crisi è vicina: non è così. Non sarà così. Finché rimarremo nell’euro, il declino continuerà.

L’intervento per far scendere lo spread, atto criminale con cui Draghi e la Bce hanno ‘comprato tempo’ per il “progetto”, spacciandolo per un’azione di solidarietà verso gli Stati, non ha fatto altro che rimandare il redde rationem. Non ha fatto altro che esacerbare il problema: perché la causa non è, finanziaria, la causa è strutturale. La causa è l’euro. Quindi, addomesticare artificialmente ‘lo spread’, non è servito ad altro che a ritardare il crollo dell’euro e conseguentemente disastrare ancora di più l’economia reale.

Lo spread, non era il problema, era il segnale di un problema. Era la valvola di sfogo attraverso cui si manifestavano problemi strutturali profondi.

L’assurdità della situazione è che le cosiddette ‘persone serie’, ancora oggi propagandano la assoluta necessità di rimanere nell’euro: pena la catastrofe. E lo fanno, senza essere sbertucciate.
L’euro, prima o poi cesserà di esistere, è inevitabile. Resta da vedere i danni che avrà fatto per quando questo accadrà e verrà pensionato. Prima è, meglio è.

Ci si domanda anche dove siano le proteste. Paesi come la Grecia e la Spagna, con disoccupazione al 30%, non reagiscono. Lo fanno, ma non in proporzione alla situazione economica in cui versano. Il che ci fa capire quanto profondo sia stato il lavaggio del cervello praticato da sessent’anni di ‘cacocrazia’. Quanto il benessere, inevitabilmente, finisca anche per intontire le menti e addomesticare le anime. C’è, nell’uomo, purtroppo, un legame tra benessere e incapacità di reazione. Le società non decadono nella povertà, lo fanno nella ricchezza e nella cornucopia. Poi, arriva la povertà, e gli individui non sono più nemmeno in grado di reagire. Non sanno più nemmeno cosa sia la “reazione”.

8 Comments

  1. Adelmanno giugno 22, 2013 10:21 am  Rispondi

    Finché ci saranno ancora i soldini per andare a vedere il derby allo stadio… campa cavallo! Nessuno muoverà un dito!

    • Mos maiorum giugno 22, 2013 2:32 pm  Rispondi

      Finché ci saranno ancora i soldini per andare a vedere il derby allo stadio… campa cavallo! Nessuno muoverà un dito!

      PANEM ET CIRCENSES

      ps
      io ho chiuso con il calcio,specie da quando ho sempre più la sensazione di stare guardando il campionato di calcio africano.

  2. Marte Ultore giugno 22, 2013 8:46 pm  Rispondi

    non mi stancherò mai di ribadirlo: nell’impero romano la ricchezza sfrenata condusse dritto dritto l’orgoglioso Cives così altero, al passivo ed umile Colonus del basso impero. Incapace di reagire con i potenti e infine contro i barbari, anche perché alla fin fine vedeva nei barbari quasi dei vendicatori verso una situazione sociale odiosa in cui era precipitato. Stessa cosa che sta accadendo, siamo agli inizi, ma la storia si ripete nel nuovo scenario tecnologico di oggi.

    • Adelmanno giugno 24, 2013 8:21 am  Rispondi

      Non solo nell’Impero romano, ma anche presso altri popoli: i Longobardi in Italia ebbero il loro momento di massima decadenza quando cominciarono ad assumere i costumi romani. Lo stesso storico Franco Cardini afferma che gli stessi longobardi si erano accorti della perdità della propria identità e si impegnarono a contrastarla con l’unico mezzo a loro disposizione: l’elezione (veramente democratica) di un re. Solamente grazie all’elezione del re Liutprando, appartenente al “partito” più nazionalista e conservatore del popolo germanico, i Longobardi vissero un periodo di riscossa, giungendo, addirittura, a minacciare a distanza ridotta il Papato e l’impero bizantino, e a misurarsi con i ben più numerosi Franchi.

    • Adelmanno giugno 24, 2013 8:27 am  Rispondi

      Per non essere tacciato di nordicismo e di razzismo, si possono citare anche gli arabi. La marcia indietro della grande ondata di conquiste della neonata armata di Allah fu la conseguenza della crescente contaminazione dell’esercito arabo con elementi stranieri islamizzati. Tutto ciò cominciò dopo pochi secoli dall’inizio dell’espansione. L’esempio più famoso della decadenza araba è quello dell’Egitto: l’élite politica araba venne facilmente sostutuita violentemente dalla classe militare mamelucca, composta da elementi totalmente stranieri, come slavi, balcanici, abitanti del Caucaso, curdi e anche mongoli.

  3. lelamedispadaccinonero.blogspot.it agosto 31, 2013 5:35 pm  Rispondi

    i pro euro o sono ignoranti o sono in malafede, SENZA SE E SENZA MA

    lelamedispadaccinonero.blogspot.it

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