Tutti le tre ideologie che dominano la società italiana hanno in comune l’adorazione dello Stato. Fascismo, Comunismo e quello che volgarmente potremmo chiamare “papismo” altro non sono che tre sfaccettature dello Statalismo.
Le frasi “servire lo stato”, “servi dello stato” e “senso dello stato” esplicano molto bene il concetto di una religione statalista: i fedeli servono, i cittadini no.
Le élites e gli apparati burocratici si sono appropriati della sovranità popolare e l’hanno ridotta a mero esercizio elettorale. Il vero comando è nello “Stato”. Non ne fanno parte i politici, almeno quelli eletti, che anzi in una certa misura garantiscono una pur lieve apparenza di sovranità popolare, seppure in forma “light”.
Lo Stato sono i tribunali, la Consulta, la Cassazione, le varie autority, i ministeriali, gli organi dirigenziali di polizia. Un coacervo inestricabile di interessi, clientelismo e servilismo che ha ormai perduto il proprio senso originario: quello di essere “espressione della comunità”. Ecco il punto, lo Stato nasce come mezzo amministrativo attraverso il quale la comunità dei cittadini organizza la vita pubblica: ma la “creatura” ha ormai schiavizzato il “creatore”. E’ cresciuta in modo abnorme, è un Leviatano che si ciba di ingiustizie e tasse. Oggi viviamo nell’idolatria dello Stato.
COMUNITARISMO: NON ANARCHIA E IPER-LIBERISMO – Non si deve confondere questa nostra critica dello “statalismo” e allo Stato con la società senza regole propugnata dalle dottrine iper-liberista e anarcoide.
Per queste infatti lo Stato deve ridursi o scomparire in nome della individualizzazione edonistica della società:nulla di tutto questo. La nostra visione è quella di una società che torna all’originario comunitarismo greco.
E’ la comunità la fonte del diritto, non lo Stato. Lo Stato – quello che noi definiamo lo “stato minimo” – deve essere una struttura leggera al servizio della comunità. Non la burocrazia odierna che tende ad agire da “freno” alla volontà popolare, ma mero esecutore di quest’ultima.
Facciamo un esempio dello Stato “leviatano” di oggi: i cittadini non vogliono i campi nomadi, ma lo Stato difende i nomadi e non i cittadini. Lo Stato impone la libera circolazione in Italia dei Romeni, quando la comunità è ferocemente contraria. Lo Stato libera gli stupratori e i “servi dello stato” li proteggono dalle folle inferocite. E potremmo andare avanti per ore.
RITORNO ALLE ORIGINI – Una società nella quale le decisioni tornano alla fonte è oggi possibile. Lo Stato ottocentesco assume le sue pesanti strutture in un’epoca nella quale, quello era l’unico modo possibile di organizzare una comunità nazionale in modo ordinato. Oggi no. Oggi abbiamo le tecnologie – la rete, ma non solo – per poter riportare le decisioni nelle mani dei cittadini-comunità. Tornare all’agorà delle polis greche, alla democrazia diretta e ad una burocrazia leggera.
Ma l’apparato burocratico-statalista, come tutte le strutture, tende e tenderà all’autoconservazione. E sopravvivendo a se stesso collasserà distruggendo la comunità.
Per questo deve essere smantellato prima. Per questo noi proponiamo lo Stato minimo, un’organizzazione sociale nella quale la comunità è fonte di diritto e gli organi statali sono solamente gli esecutori del volere popolare e non più, gli idoli di una religione laica.
I cittadini devono rappresentare lo Stato e non il contrario: attualmente accade nella seconda maniera, e l’imposizione dell’immigrazione ne è una prova evidente.