Nella notte di Capodanno sono state bruciate nella multietnica Francia circa 2mila auto, un nuovo record. Un unicum in Europa, sintomo del malessere profondo della società francese disgregata dalla propria ‘diversità’, e delle proprie banlieus piu’ simili alle periferie nordafricane che a quelle di una nazione europea.
Per comprendere la realtà del fenomeno, basti dire che nel solo 2011 sono state bruciate oltre 42mila automobili. Oltre cento macchine al giorno, domeniche comprese. Un’ecatombe meccanica che mette in evidenza uno dei costi economici della disgregazione etnica della società.
Ora in Francia c’è un governo socialista, per cui adesso peggio di prima, “guai a chi tocca i giovani disperati delle banlieu”.
Se questi maghrebini e negri che vivono nelle banlieu francesi sono insoddisfatti delle loro condizioni economiche, e quindi non riescono a trovare lavoro, vuol dire che neppure in Francia allo stato attuale ci sono molte possibilità di trovar lavoro. Non è prendendo a fuoco le auto che risolvono il loro malessere, per cui se davvero in Francia stanno male, CHE SE NE TORNINO AI PAESI LORO IN MASSA!
Inoltre la vicenda della crisi sociale delle banlieu francesi mette a nudo una verità tacciata dai nostri politici xenofili, e cioè’ CHE LO “IUS SOLI” COME LEGGE SULLA CITTADINANZA E’ LA PIU’ SBAGLIATA IN ASSOLUTO, e il pericolo che venga introdotta in Italia è sempre dietro l’angolo. Bisogna ricordare infatti che la quasi totalità di questi elementi delle banlieu che commettono danni, SONO NATI IN FRANCIA DA GENITORI IMMIGRATI E CON CITTADINANZA FRANCESE, ma ciò nonostante non sono cresciuti come francesi ma come immigrati, tant’è che i notiziari li chiamano “giovani immigrati”.
Qui in Italia invece per giustificare un eventuale quanto criminosa introduzione dello “ius soli”, la propaganda xenofila usa come modello il calciatore ghanese Brauwah detto “Balotelli”: il negro è nato ghanese in territorio italiano, e se sprigiona “italianità” da tutti i pori non è certo dovuto all’acquisizione della cittadinanza italiana, ma al fatto che E’ STATO ADOTTATO E CRESCIUTO (E VISTO IL SUO CARATTERE PURE VIZIATO) DA UNA FAMIGLIA ITALIANA DELLA QUALE HA ASSUNTO IL COGNOME, perchè se fosse rimasto coi genitori naturali nessuno avrebbe mai parlato di “Balotelli simbolo dell’integrazione”.
eh eh eh…liberte egalite fraternite no? Ma si arrangino con le loro politiche immigrazioniste. E si tengano pure quella massa di ignoranti nullafacenti, distruttori, senza arte nè parte, che hanno voluto.