In Italia spunta ogni tanto, nel marasma di una politica disastrata, una chimera né carne né pesce. Un vaso vuoto con tanta capacità di parlare e di non dire nulla.
Un tempo furono Veltroni e Fini, oggi è Renzi. E’ l’esponente finale della fase terminale della democrazia bipolare: il candidato “neutro” che non disturba nessuno. Un ermafrodita dell’ideale.
Lui vuole rottamare, propone il “giovanilismo” come fosse la cura per tutti i mali: da quando in qua, essere giovani è un “valore in sé”? Conosco giovani completamente dementi e vecchi pieni di capacità. C’è chi ha dovuto vivere una lunga vita, prima di divenire giovane. Il cambiamento non ha età anagrafica, ma morale e ideale.
E Renzi, eletto sindaco di una grande città solo pochi anni fa, e dato per disperso da mesi, non ha né l’una né l’altra. Quando un individuo ha tempra morale e desiderio di fare politica per il bene e per quello in cui crede, quando è eletto, svolge il suo compito, quando diventa Sindaco, fa il Sindaco perché vuole “fare”.
Ma il nuovo politico del ventunesimo secolo non fa politica per dare vita alla propria idea di società, la fa per suo interesse personale. La fa per inesauribile sete di apparire, la fa per ambizione. Per arrivismo.
Renzi è il politico del ventunesimo secolo. Per lui l’idea da portare avanti non conta, per lui conta Renzi.