Appena due giorni dopo la rielezione di Obama, il generale David Petraeus, direttore della CIA, ha rassegnato le dimissioni per una relazione extraconiugale.
Petraeus doveva testimoniare davanti al Congresso la prossima settimana sull’affaire Bengasi. Con implicazioni interne all’amministrazione Obama fino allo stesso presidente.
I fatti di Bengasi sono costati la vita a quattro americani, tra cui l’ambasciatore Chris Stevens, a Bengasi. Bret Baier di Fox News ha appena twittato (brutto termine), “Con le dimissioni immediate, Petraus non può testimoniare la prossima settimana e i parlamentari che doveno ascoltarne l’audizione sono ‘stupefatti’ dall’annuncio.”
Dimissioni tempestive, non c’è che dire. Cosa nasconde, l’ormai ex direttore della Cia? Chi deve coprire?
AGGIORNAMENTO
Il Colonnello Ralph Peters: La tempistica è troppa perfetta per l’amministrazione Obama. Così come l’amministrazione ha sostenuto che è stato puramente un caso che il nostro consolato di Bengasi sia stato attaccato in occasione dell’anniversario dell’11 settembre. Ora è pura coincidenza che questa vicenda – relazione extraconiugale – esca fuori subito dopo le elezioni, non prima, ma subito dopo, ma prima che i capi dell’intelligence dovessero andare a Capitol Hill per testimoniare. Come vecchio analista di intelligence , il modo in cui ho letto questo – potrebbe essere totalmente sbagliato, ma questa è la mia interpretazione – è che l’amministrazione non si sentiva sicurare che Petraeus spalleggiasse la loro versione sotto giuramento. Ho il sospetto che questi ragazzacci di Chicago (Obama) sapessero di questa vicenda da un po’, e l’hanno tenuta in tasca fino a quando avevano bisogno di giocare la carta. Non mi piacciono le teorie della cospirazione, può essere che io sbagli, ma la tempistica di questo, ancora una volta, subito dopo le elezioni e prima che Petraeus dovesse arrivare a testimoniare al Congresso, davvero puzza.
Ricordiamo che i fattacci di Bengasi sono stati taciuti dai media di distrazione di massa durante gli ultimi giorni di campagna per non “guastare” i piani de “l’eletto”.