Obama regala 450milioni di dollari ai Fratelli Mussulmani


Non è bizzarro che un paese che si definisce “democratico” finanzi una dittatura teocratica camuffata? E non è schizofrenico che nel frattempo, la stessa amministrazione che destina quei fondi, chieda ai propri cittadini di lasciare l’Egitto perché “luogo non sicuro” per gli occidentali?

L’amministrazione Obama ha notificato al Congresso Venerdì che avrebbe fornito all’Egitto una nuova infusione di denaro contante di emergenza per $450 milioni, ma l’aiuto ha immediatamente incontrato resistenza da un parlamentare di spicco contro il nuovo corso dell’Egitto sotto la guida dei Fratelli Musulmani.
L’aiuto fa parte di 1 miliardo di dollari in aiuti che l’amministrazione Obama si è impegnata a versare all’Egitto per rafforzare la sua “transizione” verso la democrazia dopo la caduta dello scorso anno dell’ex presidente, Hosni Mubarak . Il destino degli aiuti, però, è messo a rischio dalle preoccupazioni per le politiche del nuovo governo e, più recentemente, per le protesta che ha danneggiato l’ambasciata americana al Cairo.

Ora, le impiccagioni di infedeli le chiamano “transizione verso la democrazia”.
La strategia del mezzosangue alla Casa Bianca è fallimentare, se analizzata dal punto di vista “occidentale”, ma forse dovremmo iniziare a cambiare la prospettiva attraverso la quale giudichiamo questa strategia: per quale motivo, il figlio abbandonato di un immigrato keniano alle Hawaii, vissuto come un islamico in Indonesia fino all’adolescenza con la madre e il nuovo patrigno indonesiano, dovrebbe fare gli “interessi occidentali”?
E’ una di quelle domande che nei “media di distrazione di massa” sono “anatema”. La “linea” imposta alle masse è che “gli uomini sono intercambiabili” e le loro azioni sono indipendenti dalla loro identità. Questo è ovviamente falso.
Di più, è una completa idiozia.

Il figlio abbandonato di un immigrato africano e di una freakkettona del Kansas adottato da un islamico indonesiano, non può fare gli interessi di una società che, nel profondo, sente estranea. Che gli è estranea.

L'Obama indonesiano

Gli Imperi declinano, quando la disomogeneità raggiunge un punto di rottura. Quando gli interessi divergono, perché la popolazione “diverge”. Fu così per Roma. E’ così oggi per l’America.

Un paese che sta perdendo la propria identità europea, la consapevolezza collettiva  delle proprie radici e diventa,  per questo,  sempre più aggressivo,  è ben rappresentato dal suo presidente.   Un uomo il cui senso di identità è stato “minacciato” durante tutta l’esistenza: il figlio di un africano cresciuto da un indonesiano e abbandonato da entrambi. L’America è Obama, nel senso più deteriore. Quanto lo sia, se lo sia già completamente lo vedremo presto.

Intanto, le oche già starnazzano al Campidoglio. Ma non c’è nessuno ad ascoltarle. Nessuno che le capisca.

1 comment

  1. Marte Ultore febbraio 15, 2013 3:26 am  Rispondi

    Qualcuno le capisce, ma è senza potere, anche tra i repubblicani.

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