Aggressione a Roma: cade l’ipotesi “antisemita”. Avvertite Pacifici

Hanno ammesso di aver partecipato al blitz nel pub ‘Drunken Ship’ di Campo de’ Fiori “per dare una lezione ai tifosi inglesi” ma, agli agenti che li hanno arrestati, avrebbero spiegato di aver risposto a una provocazione dei supporters del Tottenham. Questa la versione dei due tifosi romanisti, Francesco Ianari e Mauro Pinnelli, attualmente detenuti nel carcere di Regina Coeli.

Intanto, le indagini proseguono: gli investigatori stanno analizzando decine di filmati girati dalle telecamere. Non si esclude che, nelle prossime ore, possa essere fermato qualche altro responsabile del raid.

Sembra svanire, secondo gli inquirenti, la pista dell’antisemitismo mentre è confermata l’ipotesi di una partecipazione all’assalto da parte di ragazzi appartententi a entrambe le tifoserie della capitale.

Si attendono le scuse alla città di Roma da parte del presunto rappresentante degli Ebrei in Italia.
Decisamente non ci sono piaciute le – vogliamo chiamarle dichiarazioni? – del sig.Pacifici. La prima cosa che non ci piace è questo continuo vittimismo come se lui e la sua comunità fossero al centro di tutto. Non è così.
Il secondo è l’avere accusato, a sproposito, un’intera città per quella che è stata l’azione di pochi. Azione poi, tra l’altro, rivelatasi con tutt’altre motivazioni che non l’antisemitismo. E qui ci ricolleghiamo al vittimismo egomaniaco di Pacifici.
La terza è l’avere forzato la notizia legandola all’origine ebraica del Tottenham, ipotesi alla quale si sono accodati tutti i sedicenti giornali. In realtà sarebbe come definire anti-inglese, un’aggressione ai danni di tifosi del Genoa, vista la sua origine “inglese”.
Ma Pacifici non si scuserà, e nessuno gli chiederà conto delle assurdità dette come l’avere paragonato la vita degli Ebrei di Roma a quella di Tel Aviv sotto i kassam.Perché quelli come lui non devono mai dare conto delle proprie parole. Altri, finiscono invece in galera per molto molto meno. La comunità di Roma merità un rappresentante migliore, e più cauto.

E non ci sono piaciute, nemmeno queste parole di Alemanno, vittima, come sempre, di un senso d’inferiorità che lo porta ad essere più realista del re.

“Gli inquirenti stanno approfondendo per capire se si tratta di un atto di violenza per quanto inaccettabile e gravissimo, o se c’è l’aggravante dell’antisemitismo“.

Perché, se pestano un “non semita” è meno grave? La vita di una donna non ebrea vale meno di quella di un’ebrea? E se per caso l’ebreo è omosessuale allora vale doppio?
Questo è un non senso che nessun individuo dotato di intelletto può sostenere. E poggia, questo si, su basi razziste.

Rivendichiamo anche il diritto di alcuni tifosi di esporre uno striscione “free palestine”, anche se non lo condividiamo – ma è facile difendere la libertà d’espressione, nei casi che si condividono – e pensiamo che Israele sia un pezzo di occidente nel mare islamico. Anche se pensiamo sia profondamente stupido, in chi si dice identitario, schierarsi contro uno stato che con la sua esistenza, è l’esempio stesso della ricerca e della protezione di una identità etnica e culturale nei secoli.
Di uno stato che è oggi, quello che più si avvicina al tipo di società identitaria che vorremmo.
Ovviamente ci piacerebbe poter fare lo stesso qui, in Italia e in Europa. Ci piacerebbe poter essere contro l’immigrazione, come lo è Israele, senza che i Pacifici d’Italia – gli stessi che, giustamente, difendono la sopravvivenza etnica di Israele come stato degli Ebrei – gridassero ogni minuto al razzismo. Se siamo razzisti noi, lo sono anche i vostri fratelli israeliani. Se non lo sono loro, non lo siamo neanche noi. Decidetevi.

Ogni popolo ha diritto alla sopravvivenza etnica e culturale. Gli Israeliani hanno questo diritto. Questo diritto lo abbiamo anche noi.

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