Dal giorno dell’episodio che ha visto la morte di tre persone a Firenze, si sprecano le interpretazioni ed elucubrazioni da parte di giornalisti vallette televisive e politici.
Nessuna di queste arriva a comprendere, come avevamo previsto, la genesi dell’accaduto e la situazione di degrado ambientale nel quale è maturato. Parlano di “razzismo”, di un episodio figlio della pazzia che esula dalla realtà circostante: sciocchi, noi vi diciamo invece, che è solo l’atto esasperato e non lucido di una rabbia che cova nell’intera società. Quando un uomo normale, reso estraneo alla propria città da una massiccia ed estraniante immigrazione, perde il controllo di sé, e fa quello che ha fatto Casseri, significa che altri migliaia, dietro di lui, sono stanchi. Stanchi di vedere i loro paesi perdere la fisionomia che avevano sempre avuta, stanchi di sentire lingue sconosciute ad ogni angolo di strada. Stanchi di essere stati strappati al luogo natìo: non potete uccidere il bambino che è dentro l’uomo, e pensare che l’uomo si distenda pacifico nella tomba che avete preparato per lui.
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Fermate la società multietnica: non esiste società multietnica pacifica nel mondo. L’uomo ha bisogno di una casa che sia sua, di una piazza dove possa vedere se stesso nei volti degli altri. L’uomo ha bisogno di un’ancora che lo protegga dal vortice entropico della Creazione. La vostra Torre di Babele crollerà, Firenze non è che una delle tante crepe.
Eppure non volete capire, voi giornalisti. Voi politici che adorate il “Progetto”.
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Il Sindaco a tempo perso di Firenze è riuscito addirittura nell’ardua impresa, di definire i venditori abusivi senegalesi che infestano la sua città: “integrati”; così li ha definiti con sprezzo del ridicolo.
E’ mai stato, l’autonominatosi rottamatore, in una qualsiasi stazione della sua citta? Ha mai sostato a qualche semaforo senza auto blu e autista? Quella di Renzi e dei politicanti è la “sindrome della torre d’avorio”: essi vivono una loro vita dorata, protetta dai disagi quotidiani della gente comune. Essi vivono in un mondo tutto loro, dove il venditore abusivo è un nobel mancato che vende tappeti a tempo perso; un mondo, nel quale gli Zingari chiedono l’elemosina perché è “la loro cultura”. E nel frattempo, nell’inazione e nell’inadeguatezza degli amministratori locali, decine di “micro-città” nascono crescono all’interno della città: monadi chiuse fatte di degrado e delinquenza, di spaccio e prostituzione. Luoghi che i Sindaci non vedono, luoghi che come tumori si fanno largo nel tessuto sociale storico e ambientale dei loro comuni, ma che essi non vogliono vedere per quello che sono.
Vederli, significherebbe “uscire dalle loro torri d’avorio”, dagli agi dorati della politica e dai salottini tanto chic nei quali parlano, a vanvera, di integrazione.
Questa è la società multietnica signori. Una landa desolata punteggiata di lapidi: dove non riposa il nostro passato, ma dove si lamenta e grida il nostro futuro.